lunedì 18 luglio 2011

Diavolo d'un traduttore!!!

Ho sempre pensato che la traduzione linguistica sia uno delle aree in cui l'uso dell'intelligenza umana può davvero spingersi molto avanti.

Come chiunque si sia divertito a provarci ben sa, tradurre sta al dizionario come ricercare sta alla matematica.

Trovare il corrispettivo in un'altra lingua di una certa parola è infatti il primo passaggio di un'operazione ben più lunga e affascinante, quella di trasmettere un significato attraverso codici diversi.

Tradurre è quindi interpretare. L'interpretazione richiede un attore, ed a quell'attore si richiede non solo di conoscere le due lingue in questione, ma di "essere" (o meglio di "diventare") l'originale estensore di quel testo. Capire "ciò che l'autore intendeva dire", con tutti i colori ed i sapori che egli aveva saputo e voluto mettere nella sua frase scritta.

Esistono traduttori così bravi che riescono talvolta a migliorare la comprensibilità di un testo, nel senso di renderlo talmente affine alla sensibilità del lettore da trasferire ad esso "ciò che l'autore intendeva dire" in maniera ancora migliore di quanto l'autore stesso non fosse stato capace.

Le cose si complicano, diventando ancora più intellettualmente divertenti, quando si mette di mezzo un personaggio. Quando cioè l'opinione dell'autore arriva già mediata da un'altra figura.
A questo punto è infatti necessario che l'interprete aggiunga, diciam così, un ulteriore "filtro" la cui limpidezza è pari alla capacità del traduttore di immedesimarsi nel personaggio, cioè di intenderne il pensiero, la volontà e l'agire.

Date queste basi, esistono testi virtualmente intraducibili.

Ad esempio, quando il personaggio letterario non è umano. Interpretare il pensiero marziano è oggettivamente impossibile per la mancanza di termini di paragone (non abbiamo sufficiente frequentazione con gli abitanti di quel pianeta).

In altri casi, il personaggio non umano è derivante da matrici culturali ben note al traduttore. Ad esempio, il diavolo.
Se il testo che si vuol tradurre si colloca nell'ambito della cultura "popolare" occidentale, influenzata dal cristianesimo, il traduttore ha ben presente quale possa essere, in senso lato, l'insieme di caratteristiche che autore e lettore condividono rispetto al soggetto "diavolo".

Tutto salta quando queste "caratteristiche culturalmente condivise" non vengono rispettate dall'autore.
E' traducibile un testo in cui il diavolo parli in prima persona e riveli aspetti suoi propri difformi dal comune sentire (ovvero contrarie ai preconcetti che si hanno sul personaggio "diavolo")?

Se non vi siete annoiati fino a qui, vi meritate una pausa musicale:

clicca qui

e qualcosa da tradurre

divertiti!

e infine un consiglio: quella di "Il Maestro e Margherita" è una falsa pista...

Non fidatevi del diavolo ed abbiatene pietà: è solo un traduttore.

3 commenti:

  1. E quindi? Quindi? Quindi?

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  2. Caro Anonimo, qui non ci sono né "quindi" né conclusioni. Non ci sono nemmeno inizi.

    Casomai indizi.

    Ma solo se uno se li porta da casa.

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  3. All'inizio della mia carriera, ho lavorato anche come interprete per un direttore commerciale che amava aprire la sessione degli incontri con i dirigenti della filiale inglese con una barzelletta, che non faceva ridere e che era il frutto di un gioco di parole italiane, quindi intraducibile.
    Per me non è mai stato un problema tradurla perché io, puntualmente, ne raccontavo un'altra.
    Tutti i dirigenti ridevano e il direttore commerciale mi stringeva l'occhio compiaciuto del SUO successo.

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