"Ho letto e raccolto costantemente fatti sulla variazione delle piante e degli animali allo stato domestico e sulla questione delle specie: ho ora un vasto complesso di dati e credo di poter tirare alcune fondate conclusioni. La conclusione generale che sono lentamente indotto a trarre partendo da una convizione totalmente opposta è che le specie possono mutare e che specie affini discendono da ceppi comuni. So bene fino a che punto mi espongo al biasimo per una simile conclusione, ma se non altro vi sono giunto onestamente e dopo accurata ponderazione."
Quando si pensi alla scienza e se ne voglia afferrare tanto lo splendore quanto la cristallina trasparenza, penso si debba andare a queste righe.
Dentro ad esse si trova tanta umiltà, tanta tenacia, tanta forza e tanto dubbio che penso mai descrizione migliore del termine "scienziato" sia stata data.
Leggere e rileggere quelle parole: Darwin le scrisse nel 1845 e la "conclusione" di cui parla la pubblicherà solo 14 anni dopo.
14 anni dopo.
Quattordici.
Se le lezioni si danno con l'esempio, davanti a Darwin possiamo davvero e solo inchinarci.
Certo, certissimo, anzi probabile.
RispondiEliminaEnnio Flaiano