martedì 19 aprile 2011

Meglio non dirlo in giro

Il numero di stelle presenti nel nostro Universo è tale che esso sovrasta i granelli di sabbia presenti sulle spiagge del nostro pianeta.

Non so come abbiano fatto il calcolo, ma è interessante che esso possa corrispondere alla realtà.

Detto questo, il fatto che esistano pianeti in numero fantastiliardico ne deriva facilmente. Questo fa aumentare la possibilità che esistano nell'Universo altre forme di vita e, tra queste, qualcuna di intelligente.
Per quanto riguarda la nostra galassia, qualcuno ha anche già provato a fare i conti, ma i valori da attribuire alle variabili in gioco sono ipotetici.

Lasciando perdere il fatto che il rapporto tra distanze siderali e tecnologie umane lascia pensare che, casomai, saranno gli altri a prendere contatto con noi, perlomeno per qualche tempo ancora, si è parlato di come fare per comunicare la nostra esistenza ai possibili "turisti" che avessero voglia di visitare il nostro pianeta azzurro.

E' in questo senso che si sono spediti in cielo alcuni aggeggi che, se compresi dai possibili e sconosciuti destinatari, dovrebbero spiegare loro che sulla Terra c'è vita intelligente.

Detto questo, si ragiona se sia il caso di far sapere ad altri che esistiamo. Se ci basiamo su come funziona il nostro mondo terrestre, pare che segnalare la propria esistenza ad altre sconosciute civiltà sia implicitamente pericoloso.

Mi fermo qui perché, anche questa volta, il discorso mi interessa per altri fattori. Molto umani, direi.

Appena abbiamo potuto averne i mezzi (per quanto probabilisticamente del tutto risibili) abbiamo voluto provare a far conoscere la nostra esistenza, al di là di ogni ragionevole prudenza, si direbbe.

Proprio come un blogger, insomma.

E perché segnaliamo la presenza della nostra specie? Ecco, questa domanda mi attrae più dei marziani.

Forse perché la nostra cultura terrestre (religioni, credo, superstizioni assortite) ha come topos globale l'attesa messianica di un qualcosa/qualcuno che cambi tutto, anche distruggendo casomai?

"Perché ci sentiamo soli" è invece una risposta che non condivido, perché deriva da quanto appena scritto: ci sentiamo soli E QUINDI vorremmo conoscere qualcuno che ci faccia star meglio (e ci accontenteremmo volentieri di un messia verde con il naso a trombetta e le antenne, purché almeno in grado di estinguerci il mutuo).

Quella solitudine dovrebbe darci tristezza. Ma la tristezza, nell'Universo, serve?

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